Woody Allen contestato da un gruppo di femministe durante la passerella sul red carpet del Festival del Cinema di Venezia

Era nell’aria fin da quando è stata diramata la lista degli ospiti alla 80esima edizione del Festival del cinema di Venezia: la presenza di registi come Woody Allen e Roman Polanski avrebbe attirato polemiche e proteste, a causa delle accuse a loro rivolte di abusi sessuali.

Già il 25 luglio il direttore artistico Alberto Barbera aveva affrontato la questione in un’intervista a “Variety”, dicendo: ​​”Non vedo dove stia il problema: Woody Allen è stato indagato due volte alla fine degli anni ’90 [per le accuse di abuso nei confronti della figlia adottiva Dylan, ndr], ed è stato assolto entrambe le volte” Riguardo il caso legato a Polanski, Barbera lo ha definito “paradossale”: “Ha ammesso le sue responsabilità e ha chiesto perdono. La vittima l’ha perdonato e ha chiesto che il caso fosse chiuso”.

Parole che però non sono bastate a evitare che il 4 settembre agli applausi che avevano accolto Woody Allen e la moglie Soon-Yi Previn al Lido, si sostituissero le urla di protesta di un gruppo di donne che, da dietro le transenne, lo hanno accolto al grido di “spegnete i riflettori sugli stupratori” e “il patriarcato non lo vogliamo”, prima di essere allontanate dagli addetti alla sicurezza dopo aver creato qualche minuto di imbarazzo.

“La Biennale sceglie di non interessarsi alla questione, ma noi sappiamo che lo spazio per parlare di violenza di genere è ovunque perché ovunque accade”, hanno dichiarato le manifestanti, aggiunendo: “Denunciamo oggi la condotta di luoghi come la Mostra di Venezia, che dovrebbe veicolare la cultura del consenso, del rispetto e del credere a chi subisce la violenza ma che di fatto scelgono di continuare a legittimare la cultura dello stupro”.

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