Perché la violenza non giustifica altra violenza

Il video del fermo di una donna transgender senza documenti a Milano ha fatto discutere e non poco l’Italia. Nelle immagini diventate virali, riprese da cittadini in zona Tibaldi, 4 agenti della Polizia Locale hanno preso a calci, manganellate e utilizzato dello spray al peperoncino sulla persona a terra. Aldilà delle versioni, e delle dichiarazioni di sindaco e compagnia, ciò che ha colpito l’opinione pubblica riguarda l’azione effettuata su una donna a terra, in evidente stato di alterazione psicofisica, già colpita da spray al peperoncino. “Hanno fatto bene”, dicono alcuni. “Non ha senso”, dicono altri. La Sciarelli, conduttrice di “Chi l’ha visto?” su Rai 3, ieri si è esposta così: «Ma anche se c’era un ‘pre’, vi pare possibile trattare una persona in questa maniera?».

Il punto, ancora una volta, non è sulla gravità dell’accaduto precedente, il cui pronto intervento degli agenti è più che giusto, quanto all’inutile risposta delle forze dell’ordine alla violenza ricevuta. Sono loro che dovrebbero preservare la nostra sicurezza e utilizzare gli strumenti e i comportamenti adatti. Sono loro che dovrebbero salvaguardare l’incolumità anche della persona che ha compiuto l’atto più grave perseguibile penalmente. Diritti e doveri chiari che non possono limitarsi al “ma ha cominciato prima lei”.

A Milano, poi, il problema sicurezza è sempre più impellente, checché ne dica chi ci governa, con zone delle città totalmente abbandonate a loro stesse – dove i casi di cronaca sono ormai all’ordine del giorno – furti più che ricorrenti e violenze di ogni tipo, anche sessuali, in pieno giorno su mezzi e luoghi persino centrali della città. Questa vicenda colpisce anche per questo. C’è un doppiopesismo sulla sicurezza? Perché se da un lato assistiamo a scene del genere (eccessive) su una persona inerme già braccata – seppur dopo un inseguimento -, dall’altro la risposta ai reati continui e alle difficoltà dei cittadini sembra non esserci. Attendendo che tutto venga alla luce, ci auguriamo che si trovi una quadra all’insegna della civiltà. Per evitare di cadere, nel 2023, in un clima di contraddizione. E per poterci sentire tutti un po’ più sicuri.

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