Paralimpiadi da record, l’Italia chiude con 69 medaglie

Dopo la chiusura dei Giochi Paralimpici di “Tokyo 2020” è tempo di bilanci. La manifestazione è stata un successo per il team azzurro, che si è rivelato il più vincente di sempre concludendo al 9° posto nel medagliere generale con 69 medaglie complessive: 14 ori, 29 argenti e 26 bronzi.

L’Italia ha conquistato il podio in 11 discipline diverse (tiro con l’arco, atletica leggera, canoa, ciclismo, equitazione, judo, tiro a segno, nuoto, tennistavolo, triathlon e scherma) e ha salutato i Giochi con la grande impresa del trio Ambra Sabatini, Martina Caironi e Monica Graziana Contrafatto, rispettivamente oro, argento e bronzo nei 100 metri categoria T63.

È stata di certo la Paralimpiade che ha consacrato ancora una volta la grandezza di Bebe Vio. La schermitrice e portabandiera azzurra durante la cerimonia d’apertura dei Giochi insieme a Federico Morlacchi, si è confermata medaglia d’oro nel fioretto individuale. È stata anche la manifestazione che ha incoronato il nuoto azzurro con tre nomi che si sono issati su tutti: Arjola Trimi, Carlotta Gilli e Francesco Bocciardo, capaci di conquistare due ori a testa.

Nella cerimonia di chiusura all’Olympic Stadium di Tokyo il portabandiera azzurro è stato il 18enne Matteo Parenzan, il più giovane atleta del team azzurro.

“Il risultato di ieri (il podio tutto azzurro nei 100 metri, ndr) è la più bella istantanea con cui chiudere una Paralimpiade straordinariamente bella. Per i risultati e per aver regalato dalla testimonianza di ogni singolo atleta l’immagine dell’Italia più bella, del Paese che sta tentando faticosamente di uscire dalla pandemia”, ha detto il presidente del Comitato italiano paralimpico, Luca Pancalli. “Il risultato in termini di medaglie ci inorgoglisce, questo è il frutto di un lavoro molto duro, di sacrifici e di umiltà ed è ancora più importante perché oltre i numeri proviene da 11 discipline differenti”. Con il sogno di fare ancora meglio: “Nel nostro Paese ci sono 3 milioni di disabili, togliendo gli anziani abbiamo più di 1 milione di ragazzi da intercettare. Quello che abbiamo fatto a Tokyo mi auguro aiuti a tenere alti i riflettori sui percorsi di politica sportiva e sociale necessari per fare in modo che tra tot anni la nostra delegazione non sarà di 113 atleti, ma magari di 300 o 350”.

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