La Lega procede spedita e ha annunciato di aver «presentato un Ddl per l’introduzione del trattamento farmacologico di blocco androgenico totale a carico dei condannati per delitti di violenza sessuale». Dopo le parole del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, che si era espresso duramente nelle scorse ore a proposito dello stupro di Palermo, il tema del blocco androgenico, più comunemente noto come “castrazione chimica”, è tornato in auge. Tanto che lo stesso vicepremier, sui suoi canali social e su quelli del partito, ha dichiarato di voler calendarizzare il prima possibile il ddl per votarlo in Camera e Senato: «Porteremo avanti in Parlamento il disegno di legge della Lega sulla castrazione chimica, chiedendo di calendarizzarlo in Commissione per votare e approvare al più presto una proposta di buonsenso. Se stupri una donna o un bambino hai evidentemente un problema: la condanna in carcere non basta, meriti di essere curato. Punto».
Tolleranza zero, insomma. Già nel 2019 il partito aveva proposto di inserirlo nel decreto “Codice Rosso”, prima di un dietrofront. Ora, dopo i tristi fatti in terra siciliana, l’argomento è tornato attuale. Tanto che la Lega Sicilia aveva già annunciato una raccolta firme. Pochi minuti fa i social della Lega, ripostando l’articolo del quotidiano “Il Tempo” che racconta di “13 Paesi UE” che avrebbero già adottato la castrazione chimica, ha invece spiegato di aver già presentato un disegno di legge sul provvedimento. Dalle parole ai fatti, in poche parole, in attesa di vedere come procederà questo nuovo tentativo.
Ma cos’è la “castrazione chimica”? Si tratta di una terapia farmacologica a base di ormoni, a volte è anche associata a psicofarmaci, che ha come obiettivo di abbassare i livelli di produzione e rilascio di ormoni sessuali e di inibire l’azione della dopamina, facendo scendere di conseguenza il desiderio sessuale. Attualmente, in Italia, è riservato a chi ha gravi malattie, specialmente di natura tumorale.