Il Garante per la privacy ha emanato oggi, 23 agosto, un avvertimento sulle conseguenze, anche di natura penale, indirizzato a Telegram e agli utenti che in queste ore stanno condividendo il video e i dati personali della vittima della violenza dello scorso 7 luglio a Palermo. La condivisione del video viola le norme europee a tutela dei dati personali, con implicazioni non solo di natura penale ma anche in termini di sanzioni, che potrebbero arrivare a decine di migliaia di euro.
«A seguito di numerose notizie stampa su una “caccia alle immagini” scatenatasi nelle chat, l’Autorità – con due provvedimenti d’urgenza – ha rivolto un avvertimento a Telegram e alla generalità degli utenti della piattaforma, affinché venga garantita la necessaria riservatezza della vittima, evitando alla stessa un ulteriore pregiudizio connesso alla possibile diffusione di dati idonei a identificarla, anche indirettamente, in contrasto, peraltro, con le esigenze di tutela della dignità della ragazza», spiega il comunicato apparso sul sito del Garante per la protezione dei dati personali, che continua: «Il Garante ricorda che la diffusione e la condivisione del video costituiscono una violazione della normativa privacy, con conseguenze anche di carattere sanzionatorio, ed evidenzia i risvolti penali della diffusione dei dati personali delle persone vittime di reati sessuali (art. 734 bis del codice penale)».
Intervistato dalla testata “Repubblica”, Guido Scorza, del collegio del Garante della privacy, ha spiegato meglio alcuni dettagli riguardanti il provvedimento, che imporrebbe a chi carica quel video in primo luogo la cancellazione del girato e poi una sanzione economica: «Non c’è una cifra stabilita a priori. La sanzione è di carattere dissuasivo. Se lo fa uno studente, per esempio, potrebbe pagare dai 5 ai 10 mila euro. Un professionista, o qualcuno con un patrimonio considerevole, molto di più, anche 50 mila euro». Inoltre, ha spiegato: «Il provvedimento è stato emanato nei confronti di Telegram perché è lì che da quanto ci risulta sta girando il video, ma non è escluso che possa essere allargato ad altre piattaforme. Oltre all’aspetto penale della diffusione, quel video è una violazione della privacy. Va contro la Gdpr. Non può essere diffuso al pubblico. Di fatto per la vittima della violenza pubblicazione video è non solo seconda violenza ma rischia di diventare perpetua. Nella prospettiva della ragazza, la pubblicazione di quel video è drammatica. Se non si fermano subito le condivisioni anni sarà costretta a rivivere quella violenza per anni».