“Sor Carletto” o “Sor Magara”, veniva chiamato. Un’istituzione, un uomo tutto d’un pezzo, grande di stazza, ma tenero come solo un padre apprensivo può essere. Non c’è un calciatore che abbia avuto brutte parole per Carlo Mazzone, lo storico allenatore italiano di calcio si è spento oggi, sabato 19 agosto, a 86 anni. Ed è anche per questo, ma soprattutto per i risultati, che è ancora adesso l’allenatore con il record di panchine in Serie A: 792 ufficiali, più 5 spareggi disputati. Mazzone, la cui ultima esperienza lavorativa è stata nel 2006 a Livorno, ha fatto innamorare tutto il mondo del pallone con la sua schiettezza e il suo istrionismo, con quel fare da romano che poi trovò come nido Ascoli Piceno.
Lì gli hanno intitolato la tribuna Est dello stadio Del Duca, lo stesso in cui giocò per molti anni e poi intraprese la carriera da allenatore. Nel mezzo 12 squadre diverse, tra cui il Napoli, la Fiorentina, il Cagliari, ma soprattutto la Roma. La sua Roma, allenata tra il 1993 e il 1996. Lì ebbe il tempo e il coraggio di lanciare uno dei calciatori italiani più forti di tutti i tempi, Francesco Totti, allora poco più che ragazzino. Ma anche Brescia, dal 2000, dove allenò Roberto Baggio, Luca Toni, Andrea Pirlo e Pep Guardiola. Quest’ultimo, ora allenatore più forte al mondo, vincitore dell’ultima Champions League con il Manchester City, non ha mai smesso di dedicargli un pensiero. Anche sulla vetta del mondo, ha sempre espresso la sua gratitudine per l’allenatore e la persona che è stata Mazzone. È il piccolo segno di ciò che un uomo come lui ha rappresentato per il calcio italiano e che, purtroppo, nel giorno in cui rinizia il campionato di Serie A ci tocca salutare.