Non “Belve”, ma esseri umani: la prima puntata sfonda e racconta la tristezza dei numeri primi

«Ho sbagliato tante volte ormai, che lo so già…». La sigla di Ornella Vanoni ha decretato il ritorno di “Belve”, sicuramente tra gli appuntamenti più attesi della nuova stagione televisiva. La prima puntata della fortunata trasmissione di Francesca Fagnani, andata in onda ieri sera in prima serata su Rai 2 (10% di share, 1.637.000 spettatori), ha ripreso da dove aveva lasciato pochi mesi fa. Dalle emozioni, dagli errori e dal racconto schietto (o quasi) di persone, prima che personaggi, che forse un po’ di intimità e di sincerità hanno voglia di mostrare, in un mondo non sempre cristallino e autentico.

Tre interviste in crescendo che hanno visto la conduttrice scandagliare tra “belvate”, citazioni del passato, vita privata e anche misticismo, come suo solito. Tre interviste che l’hanno vista cambiare registro e adeguarsi anche al grado di apertura dei suoi ospiti, tenendo gli artigli un po’ nascosti in alcune situazioni, ma anche assistendo a racconti eccessivamente schietti che però rispecchiano la realtà. Chiacchierate diverse, ma non tutte banali. Perché aldilà della curiosità sulle vicende private, di gossip, che tanto interessano noi, voi e un po’ tutti, ciò che rapisce e colpisce è l’aspetto umano degli ospiti, a loro modo condizionati da un mestiere e un mondo che tanto dà, in termini economici, di fama, di benessere, ma allo stesso tempo toglie a livello personale.

“Belve” è ormai diventato il programma in cui i personaggi vogliono “sfogarsi” – un po’ come velatamente fatto notare qualche giorno fa da Mara Venier nella conferenza stampa di “Domenica In”. E i ritratti che ne escono fuori sono per la maggior parte crudi e riguardano i tormenti dei cosiddetti “numeri uno” – o meglio ancora “numeri primi” -, di quei personaggi sulla cresta dell’onda che non sono immuni ai problemi della vita. Divorzi, problemi giudiziari, difficoltà personali o artistiche. E una tristezza o malinconia di fondo che non ci lascia indifferenti. Perché il lungo viaggio verso la fama può lasciar strascichi pesanti, può distruggere famiglie, può lasciare soli di fronte ai propri demoni, con una domanda unica ed eloquente: ma ne è valsa la pena?

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